Quando si parla di grandi aziende come Google, il tema della privacy è sempre molto delicato. La questione diventa ancora più complessa se si considera quanto spesso queste tecnologie siano ormai parte integrante della nostra vita quotidiana. Molti utenti non si rendono nemmeno conto di come funzioni realmente il sistema e di quanto sia sottile il confine tra utilità e invasione della privacy.
L’ascolto costante dei dispositivi
Chi utilizza assistenti vocali come Google Assistant o altri strumenti simili sa che questi dispositivi sono progettati per rispondere ai comandi vocali. Tuttavia, per poterlo fare devono ascoltare costantemente l’ambiente circostante. Questo ascolto continuo è necessario affinché il sistema possa cogliere le parole chiave che ne attivano il funzionamento, come “Ok Google” o “Ehi Google”.
Proprio come accade con altri dispositivi, ad esempio Alexa, può succedere che l’assistente vocale si attivi per errore. A volte basta una parola simile al comando di attivazione perché il dispositivo inizi ad ascoltare e, in alcuni casi, anche a registrare.
Le registrazioni non intenzionali
Un altro aspetto poco conosciuto dagli utenti riguarda la possibilità che vengano registrate conversazioni che non erano destinate all’assistente vocale. Questo può accadere quando lo smartphone è poggiato su un tavolo o su una scrivania e capta parole o suoni scambiati durante una normale conversazione tra persone.
Se vuoi scoprire dove si trovano tutte queste registrazioni vocali e come puoi verificarle personalmente, vai nella seconda pagina.