lunedì - 7 Ottobre - 2024

Pensione a 63 anni con 20 anni di contributi si può: ecco come fare

Negli ultimi anni, il sistema pensionistico italiano ha subito diverse modifiche con l’introduzione e la sospensione di varie misure. Molte di queste avevano l’obiettivo di offrire una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. Tra le opzioni più interessanti c’è stata l’APE volontario, una soluzione che, sebbene vantaggiosa per molti lavoratori, è rimasta attiva solo nel 2019. Questa misura permetteva ai cittadini di andare in pensione a 63 anni con almeno 20 anni di contributi, senza gravare sulle casse dello Stato.

Approfondendo, l’APE volontario era un meccanismo che consentiva ai lavoratori di anticipare il proprio pensionamento attraverso un prestito bancario garantito dalla futura pensione. Al compimento dei 63 anni, chi aveva accumulato almeno 20 anni di contributi poteva richiedere un finanziamento. Questo prestito serviva a coprire i quattro anni mancanti per raggiungere i 67 anni, l’età prevista per la pensione di vecchiaia. L’importo ricevuto durante questo periodo veniva poi restituito tramite trattenute mensili sulla pensione una volta raggiunta l’età pensionabile effettiva.

Pensione a 63 anni: non è APE sociale

È importante non confondere l’APE volontario con l’APE sociale. La caratteristica distintiva di questa misura era che non comportava costi per lo Stato, poiché il pensionato stesso si faceva carico dell’anticipo attraverso il prestito. In sostanza, lo Stato non doveva sostenere oneri aggiuntivi per permettere al lavoratore di andare in pensione anticipatamente. Il fulcro dell’APE volontario era il prestito bancario che garantiva al lavoratore un reddito anticipato fino al raggiungimento dei 67 anni. Al momento del pensionamento effettivo, il lavoratore iniziava a restituire il prestito con rate mensili detratte dalla pensione, in modo da diluire nel tempo l’impatto economico. Questo sistema assicurava che, pur usufruendo di un anticipo di quattro anni sulla pensione, il lavoratore non si trovasse in una situazione di svantaggio economico irreparabile.

Solo un anno di vita

Dato che l’APE volontario è stato in vigore solo per il 2019, il prestito si è concluso nel 2023, anno in cui chi ha usufruito di questa misura ha compiuto 67 anni. L’anticipo pensionistico era quindi sostenuto interamente dal lavoratore, senza costi aggiuntivi per lo Stato o l’INPS. Questa caratteristica rendeva l’APE volontario una misura sostenibile, ma forse proprio per questo motivo non ha ottenuto grande popolarità né una lunga durata. Dopo la sua introduzione, è stata applicata solo nel 2019 e, senza ulteriori proroghe, è stata rapidamente abbandonata.

Pensione a 63 anni: i vantaggi per i lavoratori

Uno dei principali vantaggi dell’APE volontario era la possibilità di accedere alla pensione a 63 anni, molto prima dell’età pensionabile standard. Per molti lavoratori, questo rappresentava una vera boccata d’ossigeno, soprattutto per chi si trovava in situazioni lavorative difficili o usuranti, o per chi era in stato di disoccupazione. Inoltre, il fatto che fosse una misura a costo zero per lo Stato la rendeva particolarmente interessante in un contesto di bilanci pubblici sempre più restrittivi. Questa forma di flessibilità in uscita, pur comportando un sacrificio economico per il lavoratore, permetteva comunque di avere un reddito stabile durante i quattro anni di anticipo. I lavoratori potevano così pianificare con maggiore serenità la transizione dal lavoro alla pensione, evitando di trovarsi improvvisamente senza entrate.

Perché l’APE volontario non è stato prorogato

Nonostante i benefici offerti dall’APE volontario nel permettere di andare in pensione a 63 anni, la misura non è stata prorogata oltre il 2019. Una delle ragioni principali potrebbe risiedere nella complessità burocratica e finanziaria del sistema, che richiedeva l’intervento delle banche e la stipula di un contratto di prestito. Questo processo non era necessariamente semplice per tutti, e molti lavoratori potrebbero averlo trovato difficoltoso o poco conveniente. Inoltre, il fatto che il costo dell’anticipo fosse interamente a carico del pensionato potrebbe aver dissuaso molti lavoratori, specialmente quelli con pensioni più basse, per i quali la restituzione del prestito sarebbe stata troppo gravosa.

Pensione a 63 anni con APE volontaria: possibile ritorno nel 2025?

Con l’avvicinarsi della legge di bilancio 2025 e in vista di una possibile riforma delle pensioni, si potrebbe considerare la reintroduzione di misure simili all’APE volontario per offrire ai lavoratori una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione. In un contesto in cui l’età pensionabile continua ad aumentare, il ritorno di un meccanismo che permetta di andare in pensione a 63 anni potrebbe rappresentare un’importante opportunità per molti. Se l’APE volontario dovesse essere riproposto, sarebbe auspicabile introdurre alcune modifiche per renderlo più accessibile e vantaggioso. Ad esempio, offrire tassi di interesse più bassi per il prestito o semplificare le procedure burocratiche potrebbe incentivare un numero maggiore di lavoratori a usufruire di questa misura.

Le implicazioni positive del ritorno dell’APE volontario

Il ripristino dell’APE volontario potrebbe avere diverse implicazioni positive per i futuri pensionati. Innanzitutto, consentirebbe a chi si trova in condizioni lavorative particolarmente difficili di lasciare il lavoro prima, senza dover attendere i 67 anni. Questo sarebbe un notevole vantaggio per chi svolge lavori usuranti, per chi ha problemi di salute o per chi sta attraversando un periodo di disoccupazione, ma ha accumulato negli anni i 20 anni di contributi necessari. Inoltre, la possibilità di pianificare con maggiore certezza il proprio percorso pensionistico, sapendo di poter contare su una misura di anticipo pensionistico a 63 anni, aiuterebbe i lavoratori a fare scelte più consapevoli e mirate per il futuro. Anche per l’economia generale, una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione potrebbe rappresentare un fattore positivo, favorendo un ricambio generazionale più rapido e una migliore gestione del mercato del lavoro.

Riassumendo

  • L’APE volontario permetteva di andare in pensione a 63 anni senza costi per lo Stato.
  • Il sistema si basava su un prestito bancario da restituire tramite trattenute sulla pensione.
  • Offriva flessibilità ai lavoratori con almeno 20 anni di contributi.
  • La misura era vantaggiosa ma non è stata prorogata dopo il 2019.
  • Si potrebbe pensare di reintrodurre l’APE volontario nella legge di bilancio 2025.
  • Il ritorno dell’APE offrirebbe flessibilità pensionistica per lavoratori in condizioni difficili.

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