Tutto ha avuto inizio con un malessere che sembrava innocuo. Durante l’estate, Alessandra ha cominciato ad accusare una febbre alta che non passava. In un primo momento nessuno aveva dato troppo peso a quei giorni di malessere, ritenendoli il frutto di un’influenza stagionale o di uno sforzo eccessivo. Ma quando la febbre ha cominciato a persistere, diventando sempre più debilitante, è stato il medico di famiglia a suggerire ulteriori accertamenti.
Gli esami del sangue e le prime analisi non hanno lasciato dubbi: qualcosa non andava. Da quel momento è iniziata una corsa contro il tempo, fatta di indagini diagnostiche più approfondite, visite specialistiche e ricoveri. È stato allora che è emersa la verità: un tumore particolarmente aggressivo, che non ha lasciato scampo. In pochissime settimane, quella febbre che sembrava un fastidio passeggero si è rivelata il primo segnale di una malattia terribile, che l’ha strappata all’affetto dei suoi cari troppo in fretta.
Alessandra ha affrontato il percorso con la dignità e la determinazione che l’avevano sempre contraddistinta. Ma nemmeno le cure tempestive e l’assistenza ricevuta all’ospedale Torrette di Ancona sono riuscite a fermare la corsa inarrestabile del male.
L’eredità di un esempio
Oggi Osimo la piange, insieme al marito Ernesto e alle amate figlie Alessia ed Emma, di cui era profondamente orgogliosa. La camera ardente è stata allestita alla casa funeraria Biondi, mentre i funerali si terranno nella frazione di San Biagio, luogo in cui Alessandra ha vissuto e costruito tanto.
Resta il ricordo vivo di una donna che ha saputo conciliare famiglia, lavoro e valori, che non ha mai voltato le spalle a chi aveva bisogno e che ha saputo lasciare un’impronta profonda nel cuore di chi l’ha conosciuta. Una testimonianza preziosa che ci invita, oggi più che mai, a non sottovalutare i segnali del nostro corpo.
