Nelle ultime settimane, Papa Francesco ha intensificato il suo appello contro le guerre nel mondo. Lo ha fatto con parole cariche di umanità, rivolgendosi in particolare al popolo di Gaza. La sua voce, ancora una volta, ha varcato confini e frontiere. Le sue dichiarazioni hanno sollevato un acceso dibattito, soprattutto per le tensioni che hanno creato con il governo israeliano.
Il pontefice ha sempre cercato il dialogo, ma non ha mai avuto paura di denunciare le ingiustizie. Le sue parole sono arrivate forti anche in Medio Oriente. Ha mostrato una vicinanza sincera a chi soffre, senza distinzioni di fede o appartenenza. La sua figura è diventata un punto di riferimento per credenti e non, in un momento storico segnato da profonde divisioni.
Il racconto di padre Gabriel Romanelli, parroco di Gaza, ha commosso molti. Durante il Sabato Santo, Papa Francesco ha voluto parlare direttamente con la comunità cristiana. Era stanco, affaticato, ma ha trovato la forza di telefonare. Ha lasciato una benedizione speciale, semplice ma potente. Questo gesto, avvenuto poco prima della Veglia di Pasqua, ha toccato il cuore di chi lo ha ascoltato.
Anche le sue parole durante il messaggio Urbi et Orbi hanno avuto un’eco fortissima. Ha citato apertamente le sofferenze della popolazione palestinese. Ha chiesto con fermezza la fine dei bombardamenti e l’immediata tutela dei civili. Il Papa non ha fatto sconti a nessuno, nemmeno ai potenti. Il suo è stato un appello accorato, lontano dalla diplomazia, vicino al dolore di chi perde tutto.
Ha scelto di non restare in silenzio, anche quando sapeva che avrebbe ricevuto critiche. E questo ha fatto di lui, ancora una volta, un simbolo della pace. Vai nella seconda pagina: troverai il messaggio che Papa Francesco ha lasciato prima di morire.