sabato - 27 Luglio - 2024

La scienza afferma: “C’è vita dopo la morte!”

La morte rappresenta uno degli enigmi più profondi dell’esistenza umana. L’ignoto che segue la fine biologica del nostro corpo risulta angosciante e doloroso, particolarmente per chi sopravvive e si chiede cosa sia accaduto all’amato essere scomparso. Mentre la scienza non può confermare la persistenza della nostra anima, essa può investigare su cosa avviene al corpo nel momento in cui cessano le funzioni vitali.

Ricercatori della Alabama State University e della University of Washington hanno ottenuto scoperte sorprendenti analizzando alcuni campioni di pesce zebra e topi. Hanno identificato 1.063 geni che si attivano (o riattivano) dopo la morte di questi animali, entro un periodo che varia dalle 24 ore ai 4 giorni.

La scoperta più incredibile riguarda la funzione di questi geni “resuscitati”: la maggior parte di essi stimola l’infiammazione, attiva il sistema immunitario e combatte lo stress. Alcuni erano geni inattivi per gran parte della vita dell’organismo e si occupano dello sviluppo dell’embrione, mentre altri favoriscono la crescita di alcuni tipi di cancro. Questo potrebbe spiegare perché le persone che ricevono trapianti da donatori recentemente deceduti presentano un rischio maggiore di sviluppare tumori.

Questo studio ha importanti implicazioni per il miglioramento dei processi di trapianto e per la medicina forense, consentendo di determinare più accuratamente l’ora di un decesso. Inoltre, offre una nuova prospettiva su quel “balzo nell’ignoto” che intimorisce l’intera razza umana.

Aggiungendo altre informazioni sul tema, alcuni ricercatori hanno suggerito l’esistenza di una coscienza post-mortem, basandosi sulle testimonianze di pazienti che hanno vissuto esperienze di “quasi morte”. Sebbene questi episodi non possano confermare l’idea della vita dopo la morte, alimentano il dibattito sulla possibilità che la coscienza umana possa in qualche modo persistere oltre la morte biologica.

Un ulteriore studio condotto nel 2013 dall’Università di Southampton nel Regno Unito, ha mostrato che circa il 40% dei sopravvissuti a un arresto cardiaco ha sperimentato una sorta di consapevolezza durante il periodo in cui erano clinicamente morti.

In conclusione, sebbene la scienza non abbia ancora trovato una risposta definitiva alla questione della vita dopo la morte, questi studi e scoperte apportano nuove prospettive sul mistero della morte e su cosa avviene al nostro corpo e, potenzialmente, alla nostra coscienza dopo il decesso.

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