sabato - 27 Luglio - 2024

I cibi che non dovresti mai comprare al supermercato: sono molto pericolosi

In Italia, la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari ha spinto i consumatori a ridurre non solo la quantità, ma, preoccupantemente, anche la qualità del cibo acquistato. La tendenza ha favorito l’importazione di cibi low cost, ma meno salutari, con un conseguente aumento degli allarmi alimentari. Nel solo anno scorso, gli allarmi sono saliti del 31%, con 389 notifiche inviate dall’Unione europea all’Italia, l’80% delle quali relative a prodotti importati.

Un dossier di Coldiretti ha evidenziato una preoccupante lista di cibi importati pericolosi per la salute, presentati durante un forum a Roma. Prodotti come carne di pollo dalla Polonia, agrumi e peperoni dalla Turchia, e semi di sesamo dall’India sono tra i più rischiosi. L’analisi si basa sul Rapporto Annuale della Commissione Europea che monitora i rischi alimentari, tra cui residui chimici e micotossine.

La Turchia, l’India e la Polonia sono i principali fornitori di cibi pericolosi in Italia, con la Turchia responsabile del 13% degli allarmi in Europa. La Cina preoccupa per i suoi materiali a contatto con gli alimenti, spesso non conformi alle normative UE e venduti come prodotti “naturali” ed “ecologici”.

Coldiretti sottolinea che il problema dei cibi pericolosi non riguarda solo i paesi in via di sviluppo, ma è un effetto della globalizzazione e della concorrenza sui prezzi, che include anche i paesi più sviluppati.

I maggiori pericoli provengono da prodotti ortofrutticoli come peperoni, mandarini e pompelmi dalla Turchia, contaminati da residui di pesticidi, e dalla carne di pollo dalla Polonia, contaminata da Salmonella. Anche semi di sesamo dall’India e arance dall’Egitto sono fonte di preoccupazione.

Quasi l’88% degli italiani desidera restrizioni più severe sui prodotti alimentari importati, richiedendo standard di sicurezza paragonabili a quelli italiani ed europei. Coldiretti enfatizza l’importanza di garantire che le importazioni rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee.

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