lunedì - 7 Ottobre - 2024

Kata scomparsa, il nonno in Perù chiama il padre: “È già qui, l’hanno presa per errore. Ci penso io”

Il caso della scomparsa di Kata, la piccola di origini peruviane che è sparita dalle strade di Firenze da oltre due mesi, rimane ancora avvolto nel mistero. Le indagini svolte finora non hanno prodotto risultati conclusivi, lasciando gli investigatori con molte ipotesi aperte.

Tra le teorie esplorate, quella della vendetta o del ricatto emerge in particolare, data l’implicazione della famiglia della bambina in una questione controversa riguardante l’ex hotel Astor, al cuore di un racket di affitti illegali. Tuttavia, una recente rivelazione potrebbe cambiare il corso delle indagini: una telefonata proveniente dal Perù.

Contatti con la polizia del Perù

Diversi sono stati gli indizi che hanno tratto in inganno gli inquirenti nel corso delle ricerche di Kata. La prudenza è dunque d’obbligo di fronte a nuove possibili svolte. Ciò nonostante, la telefonata del nonno paterno di Kata, attualmente detenuto in Perù, sembra avere fondamenta solide. L’uomo avrebbe infatti rivelato al figlio: «Kata è già qui in Perù. Sta bene, l’hanno rapita per errore». Questa informazione, come riportato da Repubblica, ha spinto le autorità italiane a instaurare contatti con i loro omologhi peruviani, nella speranza di ottenere ulteriori conferme che possano orientare le indagini verso il Sud America.

Le parole dei genitori

Il dolore e la preoccupazione sono palpabili nelle parole della mamma di Kata: «Sento che mia figlia è ancora viva e chiedo di farci sapere perché l’hanno presa. Abbiamo collaborato in ogni modo possibile, fornendo i cellulari ai carabinieri. Voglio sapere perché hanno preso mia figlia». La donna, visibilmente angosciata, ha inoltre espresso dubbi sul motivo dietro al rapimento, affermando di non poter credere che un semplice litigio potesse portare a un atto così estremo. In aggiunta, il padre di Kata ha sottolineato: «Non ho mai avuto problemi così gravi da giustificare un atto del genere. Sì, ho avuto dei piccoli problemi, ma ho sempre collaborato con le forze dell’ordine. Niente può giustificare il rapimento di mia figlia».

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